Tenet
L’ultima pellicola di Christopher Nolan, Tenet, stupisce per una regia e montaggio eccellenti ma risulta freddo, incapace di emozionare.
Rilasciata agli inizi di febbraio, Altered Carbon, l’ultima serie di fantascienza targata Netflix, racconta di un futuro in cui la mente delle persone è salvata all’interno di un disco. Tutti i ricordi, pensieri, personalità e la coscienza racchiusi in un piccolo oggetto metallico che viene installato ad appena un anno di età.
Il corpo è solamente un contenitore, un involucro che può essere cambiato, gettato e sostituito con un altro. Il ricambio di corpi umani è così comune fintantoché vengono chiamati custodie e la morte del corpo viene definita “danno organico”. Per uccidere una persona bisogna distruggere la sua “pila”, il dischetto in cui è rinchiusa la sua mente.
Un mondo in cui la mortalità non esiste più e i più abbienti possono vivere in eterno, mentre i poveri non hanno nemmeno più il diretto di vivere nei loro corpi.
Nonostante la qualità altalenante della serie, Altered Carbon propone una serie di tematiche interessanti che meritano un approfondimento: cosa definisce la nostra persona? I nostri corpi ci rendono unici o sono solo degli involucri per la nostra mente? La copia della nostra mente siamo sempre noi?
All’età di un anno a ogni abitante del Protettorato, la forza di governo che opera su diversi pianeti, viene installata la pila. Un disco ricavato da un metallo alieno in cui viene effetuata una copia (o trasferita, non è chiaro su questo punto) la mente dell’ospite. Tutto ciò che rende chi noi siamo, i nostri ricordi, pensieri, idee, le esperienze, la creatività e, se vogliamo, la nostra anima è digitalizzata dentro un piccolo dischetto.
Il nostro io virtuale può essere poi cancellato, copiato o trasferito in un nuovo corpo, organico o sintetico, o all’interno di un database. La mente viene trattata come noi oggi controlliamo i bit di un computer. Alla fine anche il nostro cervello è un insieme di dati e nel mondo di Altered Carbon hanno imparato come manipolarli.
Se ciò che conta veramente è soltanto il disco (chiamato pila) il corpo perde automaticamente di valore. Le persone non sono più vincolate alla custodia organica ricevuta alla nascita, ma possono cambiare e decidere un avatar a loro piacimento (soldi permettendo).
In Altered Carbon cambiano custodia con la stessa facilità con cui noi cambiamo di abiti o rinnoviamo il nostro look.
Anche se la loro tecnologia rende tale processo rapido e indolore non viene mai preso in considerazione l’aspetto psicologico. Noi essere umani siamo stati progettati per vivere, crescere e morire in un unico e solo corpo. Il nostro corpo è soggetto a continui cambiamenti, ogni cellula nasce e muore a un ritmo incessante diminuendo con l’avanzare dell’età. Si tratta però di un processo naturale e lento.
Se mettessimo il corpo di una bambina in quello di un’anziana (come accade nella serie) sarebbe traumatico. La nostra mente non sarebbe capace di riconoscere la nuova custodia e di sopportare lo stress del cambiamento.
La mente umana sarebbe capace di gestire una situazione del genere? Sarebbe davvero possibile cambiare involucro con tale disinvoltura come in Altered Carbon?
In Altered Carbon certe persone hanno messo sulla propria pila il codice religioso: tale codice esprime la volontà di non trasferire la propria mente su un nuovo corpo in caso di morte organica. Credono che Dio abbia dato loro un solo corpo e con esso una sola vita. Se ingannano la morte trasferendo la loro mente in un altro la loro anima sarà dannata e l’eterno riposo in paradiso negato.
Quando si tratta di questioni morali sulla vita e la morte, il dibattito religioso è sempre dietro l’angolo. Sarebbe interessante sapere come le varie religioni reagirebbero se esistesse una tecnologia come quella in Altered Carbon.
Accetterebbero le nuova vita o la boicotterebbero come anti-religiosa e immorale?
Dove si trova l’anima? Cos’è l’anima? Fa parte del nostro corpo, nel nostro cervello? Si può trasferire o copiare?
Se il corpo fisico è solo temporaneo anche l’aspetto esteriore lo è e ciò cambia radicalmente le relazioni personali.
Anche se sono pochi ad ammetterlo, siamo tutti molto superficiali e ci facciamo un’idea di una persona nei primi secondi che la vediamo. L’aspetto fisico, in questo mondo, conta. In quello di Altered Carbon invece è totalmente secondario. Le persone si innamorano della persona e non del suo corpo.
Non conta essere bianchi, neri, gialli, verdi o blu o nemmeno uomo o donna. Quello che conta veramente è chi siamo noi dentro. Non ha importanza se tua nonna ha l’aspetto di un criminale se riesce comunque a esprimere lo stesso affetto e amore per la sua famiglia.
In Altered Carbon anche i genitori cambiano spesso custodia. I loro figli riescono a riconoscerli lo stesso? La mente di un bambino è in grado di gestire una cosa del genere? Da piccoli la nostra mente è malleabile ed è capace di adattarsi velocemente. Forse i bambini di Altered Carbon sono abituati a un cambio di aspetto dei propri genitori, e nonostante ciò riescono a riconoscerli lo stesso come mamma e papà.
Il tuo corpo muore? Cambialo. Questa la filosofia di Altered Carbon, un mondo in cui si fa prima a cambiare custodia che andare all’ospedale a farsi curare. Le cure mediche sono quasi considerate un’extra anche in casi di estrema emergenza. Se sei facoltoso può farti curare subito se non lo sei rischi di morire, e in caso di decesso ti verrà assegnato il primo corpo disponibile.
Perché aggiustare una cosa così vulnerabile come il corpo umano quando si fa semplicemente prima a cambiarlo?
Anche le vecchiaia può essere sconfitta trasferendo la propria mente in un nuovo corpo. Così i ricchi vivono per sempre, clonando loro stessi e poi spostando la propria mente nel clone nuovo di zecca.
L’uomo ambisce all’immortalità da quando esiste la morte. Si teme la morte perché è la più grande incognita della nostra vita. Si teme la morte per la paura di aver lasciato qualcosa indietro, di non aver vissuto abbastanza o non avere fatto abbastanza nella vita. La morte è una costante dell’universo. Nulla è immortale, né noi né le stelle né l’universo stesso.
Ingannare la morte è comunque uno dei grandi sogni dell’uomo ma però mi chiedo…
La mortalità dà uno scopo alla nostra vita. Se fossimo esseri immortali ci sarebbe sempre un domani. Non avremmo fretta perché il tempo sarebbe infinito. Diventeremmo pigri e procrastinatori. Una vita senza fine è anche una vita senza scopo.
L’uomo ambisce all’immortalità ma non vuole essere immortale. Vuole semplicemente sfidare madre natura (come ha sempre fatto) e diventare padrone di se stesso, essere libero di poter decidere cosa fare della propria vita, come viverla e per quanto vivere.
Forse alcune persone vorrebbero veramente essere eterni, e nel mondo della fantasia il tema è stata dibattuto svariate volte. Dalla serie di fantascienza più longeva della storia Doctor Who, il cui protagonista è un alieno plurimillenario in cerca di compagnia per la sue avventure. Il fumettistico Deadpool e la maledizione che lo tiene lontano dalla sua amata Morte.
Le persone più facoltose possono fare un backup della propria pila in caso questa venga distrutta. Una copia del nostro io salvato in una banca dati. Ma quella copia chi è veramente? Siamo veramente noi o solamente una copia digitale?
Altered Carbon non dà molto spazio a questo genere di questioni e sembra dare per scontato questo dilemma. Personalmente ritengo che la copia della nostra mente non siamo veramente noi. Se pur abbiamo la stessa personalità e anche buona parte dei ricordi, non possono esistere due Noi contemporaneamente, uno dei due deve essere “falso”.
Questo dilemma filosofico trova argomento di dibattito sul famoso problema morale del teletrasporto di Star Trek.
Questo genere di argomenti si possono trovare in altre opere, come il gioco horror Soma, in cui il protagonista copia la propria mente su un nuovo corpo per poter sfuggire dal pianeta. In film di fantascienza come Il sesto giorno o in una serie come Black Mirror.
Al momento non esistono tecnologie nemmeno vagamente paragonabili a quelle di Altered Carbon. Tuttavia l’inventiva e l’ambizione umana è infinita e forse un giorno, dilemmi morali a parte, sarà possibile cambiare dimora alla nostra mente.
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