Avatar: la via dall’acqua
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Dopo cinque a dir poco terribili film di Michael Bay, il franchise di Transformers passa di testimone. Bumblebee è la prima pellicola ispirata ai celeberrimi giocattoli Hasbro a non vedere nella cabina di regia l’esplosivo cineasta americano. Per la direzione è stato scelto Travis Knight, noto agli appassionati di film d’animazione per essere l’uomo dietro la Laika e il capo animatore di capolavori della stop-motion come Coraline e la porta magica e Kubo e la spada magica (di cui è anche regista).
Bumblebee riesce in quello che Micheal Bay non è riuscito (o non ha mai voluto): dare un’anima ai Transfomers. L’alieno giallo non è un mero oggetto da utilizzare per spettacolari battaglie, non è carne da macello digitale per qualche megalomane della pirotecnica. Bumblebee è un amico prezioso e fedele dotato di una forte empatia. Un carattere gentile e dolce, tenero quando impaurito e divertente nella sua maldestrezza.
Bumblebee è più umano di un umano. Il suo senso del dovere e il coraggio sono pareggiabili a quelli del migliore dei soldati e la sua letalità pari alla sua determinazione.
Palesi sono i parallelismi con E.T. di Steven Spielberg: in entrambe le pellicole un alieno precipita sulla Terra e crea un forte legame di amicizia con un umano. Nel classico d’avventura è il bambino Elliott, in Bumblebee una neo maggiorenne di nome Charlie. Certo, l’extraterrestre di Spielberg era un botanico mentre quello di Knight è un robottone con un cannone da braccio e soldato di una guerra civile intergalattica, ma sono differenze marginali. Condividono lo stesso DNA ed è evidente come Bumblebee sia E.T. per le nuove generazioni.
Knight è un regista di film per famiglia e non c’è da stupirsi, pertanto, che questo sia uno dei temi centrali della pellicola. Una storia di formazione, basata sulla classica struttura fiabesca, che vede protagonista Charlie Watson (Hailee Steinfeld che aveva già apprezzato in 17 anni). Charlie è una ragazza chiusa e isolata dal mondo, incapace di andare avanti dopo la morte del padre, con il quale condivideva la passione per le automobili e la meccanica. Un personaggio ben costruito, da manuale, che viene sviscerato in maniera naturale e senza eccedere nella narrazione forzata. Il suo comportamento è così giustificato come anche il suo cambiamento alla fine del film.
Nonostante i toni siano più “da famiglia” non manca l’azione. Gli effetti speciali sono ottimi e ho apprezzato la decisione di rendere i Transfomers meno fantascientifici e più giocattolosi, simili al cartoon dell’era passata.
Bumblebee è un eccellente classico d’avventura adattato per un pubblico nuovo, più giovane, ma piacevole anche per chiunque altro.
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