Avatar: la via dall’acqua
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Ammetto che non avevo grandi speranze. I film tratti dai videogiochi si sono sempre rivelati, per usare un francesismo, delle cagate. Warcraft: l’inizio non mi convinceva già dal trailer e le critiche negative ricevute non facevano auspicare il meglio. Nonostante ciò sono andato comunque a vedere quest’ennesima trasposizione da un videogioco.
Warcraft: L’inizio si è rivelato essere un film abbastanza godibile seppur con i suoi evidenti problemi: prima di tutto una sceneggiatura confusa con buoni spunti ma incapace di svilupparli nella giusta maniera. La storia scritta da Duncan Jones e Charles Leavitt è come un puzzle in cui i vari pezzi sono incastrati tra loro in maniera errata e in cui si intravede la splendida immagine che sarebbe potuta uscire se quei pezzettini fossero stati al posto giusto.
Il secondo problema è la regia: nonostante gli ottimi precedenti (Moon e Source Code), il regista Duncan Jones non riesce a dare una direzione precisa al film, lasciando che la narrazione vada per conto suo senza uno scopo o una metà precisa. Le pellicola è a tratti un’action comedy leggera e frivola per poi all’improvviso voltare sull’epicità e il dramma che, a causa di una mancanza caratterizzazione dei personaggi, è completamente insensata e inutile.
I personaggi sono forse la cosa peggiore del film: stereotipati, visti e rivisti, non sono in grado di creare empatia con il pubblico (o almeno con me) e soprattutto, seppur si cerchi di approfondirli, l’interesse verso di loro rimane sempre e lo stesso pari a zero. I personaggi orchi sono stati costruiti meglio rispetto gli umani, soprattutto Draka.
Splendidi invece gli effetti speciali, curati dal premio Oscar per La vita di Pi, Bill Westenhofer. Altrettanto eccellenti scenografie e costumi, in pieno stile fantasy e vicino al mondo di Warcraft. Buona pure la colonna sonora di Ramin Djawadi, autore anche di Game of Thrones.
Warcraft: L’inizio ha dimostrato per l’ennesima volta due cose: riuscire a fare un bel film basato su di un videogioco è un’impresa ardua e che un regista autore di opere eccellenti ma a basso costo, non è sempre in grado di gestire un blockbouster movie dove la libertà creativa è schiavizzata dai produttori e dal reparto marketing.
Speriamo per un sequel migliore.
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