Ant-Man and The Wasp: Quantumania
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Sono andato a guardare Avatar: La via dall’acqua con l’intenzione di vedermi uno spettacolo visivo. Essere ammaliato dall’avanguardia della computer grafica digitale e immerso in un mondo chiaramente finto ma fantastico. Un’esperienza migliorata dalla visione tramite proiettore laser, che rende le immagini tridimensionali a sessanta frame al secondo più luminose, oltre all’impianto Dolby Atmos che aggiunge il 3D anche al suono.
L’eccellente esperienza visiva era scontata. Come è stata purtroppo anche scontata una storia che non riesce a fare a meno di essere derivativa. Una ribollita che puzza di cliché e stereotipi della narrazione, che anche a cercarla con il microscopio, manca completamente di originalità. Non aiuta di certo una autoreferenzialità imbarazzante: idee, scene e pezzi di trama palesemente copia incollati. Sembra quasi abbiano preso il primo Avatar come template, e fatto questo secondo film cambiando qualche nome ma non la sostanza. La ripetizione è tale che in diversi momenti più che un sequel ho avuto la sensazione di vedere un remake, pensato per fare ripartire la saga ma questa volta preparando la base per i seguiti.
Quello che aggiunge questo seguito è una nuova ambientazione, nuovi animali e un nuovo popolo e, seppur dietro le quinte, nuove tecnologie. A essere onesti, più che un sequel di un serie cinematografica sembra quella di un videogioco: la trama cambia poco ma si aggiungono nuovi contenuti e si migliora la grafica.
Seppur tutto questo sia vero, queste critiche sono per lo più irrilevanti: la storia sarà banale, ma è solida e svolge il suo lavoro; le emozioni ci sono, seppur ottenute con facili drammi; i personaggi hanno il loro sviluppo, anche se scontato. Ma soprattutto, l’intenzione di James Cameron non è mai stata stupire il pubblico con la storia, ma usarla come traino per immergere lo spettatore in un mondo favoloso, da vivere grazie alle più moderne tecnologie. Da questo punto di vista Avatar: la via dell’acqua è puro cinema d’evasione, esattamente come lo è stato il primo film.
Non posso negare di essermi goduto appieno ogni minuto immerso nel mondo di Pandora. Ipnotizzato da un computer grafica che regna suprema sulla concorrenza, che ha reso ogni scena una goduria per occhi mai vissuta prima. Il tutto racchiuso in un visione a tre dimensioni che non ha eguali, seppur avrei preferito un framerate stabile senza cali.
Mi chiedo però quanto questa evasione funzioni al di fuori della sala cinematografica. Togliendo impianto audio ed effetti tridimensionali, il mondo creato da Cameron riesce comunque a conquistare? Probabilmente non ugualmente, ma Avatar: la via dell’acqua è stato pensato dal suo autore per essere visto in un certo modo. Uno spettacolo che si può realmente godere solo al cinema, e pure uno di una certa qualità.
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