Ant-Man and The Wasp: Quantumania
Ant-Man and The Wasp: Quantumania avvia la quinta fase del Marvel Cinematic Universe. Un buon inizio o la strada della decadenza è segnata?
Premessa: leggo regolarmente la serie dell’Uomo Ragno da 12 anni e possiedo anche diversi volumi a lui dedicati. Non mi ritengo il massimo esperto ma un fiero appassionato.
Dopo l’ottima trilogia di Raimi (a parte Peter Parker Emo) e la prematura defunta saga di Mark Web, la speranza di vedere un lungometraggio di Spider-Man degno del nome che porta era bassa.
Spider-Man Homecoming non ha solo riacceso quella speranza ma anche dimostrato nuovamente che la formula action umoristica creata da Marvel/Disney funziona perfettamente.
Questa pellicola è la miglior trasposizione in immagini della famosa frase “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, senza non citare la stessa o mostrare la morte di zio Ben per la millesima volta. Un film fresco, adatto per le nuove generazioni ma amabile anche per i più “anziani” grazie a una storia ben congegnata, raccontata da una regia dinamica e solida.
La storia si focalizza principalmente sulla dualità Peter Parker/Spider-Man e sulla complicata vita di essere un supereroe dall’identità mascherata e allo stesso tempo un ragazzo normale con problemi ordinari.
La vita da supereroe adolescente non è così figa come si potrebbe pensare. Criminali da fermare durante le feste migliori, ragazze carine da abbandonare con il classico “devo andare” per sconfiggere il villain di turno e le scuse meno improbabili per giustificare le ronde notturne.
Uno Spider-Man impacciato, goffo e talvolta ridicolo e ingenuo. Alcuni di voi potrebbero storcere il naso di fronte a un bamboccione così, accusando la Marvel di aver trasformato in una barzellata un personaggio di grande spessore solo per accontentare i bambini. Io penso invece che questa scelta sia azzeccata perché rende il supereroe più umano e realistico. Non siamo di fronte a un adulto forgiato da anni di battaglie ed esperienze, ma un ragazzo del Queens alle primi armi e un po’ incapace.
Non è però il costume a fare l’eroe (come sa bene Iron Man/Tony Stark) ma le intenzioni e la determinazione. Un grande cuore, una grande forza di volontà e un grandissimo senso del dovere e del sacrificio per il bene comune. Quello che ha sempre reso unico Spider-Man è il suo cuore e la sua tempre morale (“nessuno deve morire”) e questa trasposizione cinematografica riesce a rendere appieno questi ideali.
Il cast è uno dei migliori: Tom Holland veste alla perfezione i panni di un giovanissimo Peter Parker. Il tipico adolescente dei tempi nostri: impacciato, timido, stupidotto, alle prese con i problemi della scuola e le prime cotte. Quando non è su un libro di scienze o costruisce qualche modello LEGO da migliaia di pezzi, Peter Parker diventa l’amichevole Uomo Ragno di quartiere.
Con ancora molta strada da fare, Peter/Spidey ha bisogno di un mentore come Iron Man, un sempre eccezionale Robert Dawney Jr., che tiene a cuore il ragazzo e spera possa essere migliore di lui. Un perfetto comprimario e mai un ruba scena.
La vera sorpresa è Michael Keaton, che dopo Birdman, interpreta un magnifico Avvoltoio. Un attore di talento sfruttato al suo massimo (Mickey Rourke dico a te) grazie a un personaggio scritto in maniera intelligente e che si allontana dagli stereotipi tipici degli altri film Marvel. Niente stupidi discorsi sulla conquista del mondo o complicatissimi piani ad alte probabilità di fallimento, ma un uomo disposto a tutto per proteggere la propria famiglia.
L’unico disappunto è le scelta dell’attore che interpreta Flash Thompson. Nel fumetto era un bullo di primo ordine, grosso e muscoloso, un’acchiappa femmine. In Homecoming è uno sfigato solito fare brutte figure a scuola, denigrato dagli insegnati ed è il DJ alle feste (che sappiamo tutti è la cosa più da sfigati). In effetti mi chiedo perché Parker sia preso in giro quando è un ragazzo atletico, intelligente e pure carino.
Per tutto il resto, aspettatevi un film d’intrattenimento con il giusto mix tra umorismo e azione, e quel giusto pizzico di dramma necessario per la buona riuscita della storia.
Non mancano i riferimenti per i fumettisti e l’immancabile cammeo di Stan Lee, come nemmeno le scene dopo i titoli di coda (non è quello che vi aspettate).
Spider-Man Homecoming è il necessario reboot che il personaggio cinematografico aveva bisogno.
Benvenuto nel MCU Spidey!
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