Avatar: la via dall’acqua
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Era il lontano 2008 l’anno in cui arrivo sul grande schermo Iron Man. Film di debutto di quello che poi sarebbe diventato il più imponente (e remunerativo) franchise di supereroi: il Marvel Cinematic Universe.
L’universo Marvel è cresciuto esponenzialmente, conquistando oltre i cinema anche i dispositivi di streaming grazie a Disney+ e le sue numerose serie dedicate ai personaggi fumettistici. Un eccesso di contenuti che ha stomacato molte persone, comprese chi come me i prodotti Marvel li ha sempre graditi e apprezzati. Non ha certo aiutato una fase quattro che, seppur con le sue sperimentazioni, ha lasciato con l’amaro in bocca perché incapace di conquistare il pubblico dopo l’epica conclusione di Avengers: Endgame.
Ant-Man and The Wasp: Quantumania è il film di avvio per la quinta fase del MCU. Una pellicola che svolge egregiamente il suo lavoro di apripista verso questa nuova fase, sacrificando però la storia dei protagonisti i cui nomi sono nel titolo.
Seppur sulla carta Scott “Ant-Man” Lang e Hope “Wasp” van Dyne sono i protagonisti, la storia non sembra sia stata creata per loro. Appaiono come personaggi di un conflitto molto più grande, in cui sono scaraventati con la forza e dalla quale escono esattamente come ne sono entrati. Manca quella storia di formazione che ogni storia di supereroi dovrebbe avere; se ne percepiscono i frammenti, se ne può sentire l’eco lontano, come la voce della figlia, ormai adolescente, che come chiunque alla loro età si ribella e contrasta le scelte del genitore. Un rapporto tra padre e figlia che cade nel vuoto, senza scontri e conflitti, senza che il loro rapporto maturi.
In realtà Ant-Man and The Wasp: Quantumania non riguarda né Ant-Man né Wasp, ma esiste al solo scopo d’introdurre il temibile Khang. Un cattivo che, come Thanos, è dotato di grandi poteri, intelligenza e un modo pacato, privo di alterchi, di parlare. Un personaggio tuttavia appena abbozzato, le cui personalità mi auspico venga meglio approfondita nelle future produzioni.
L’universo quantico: un mondo pieno di stranezze e letteralmente fuori dal tempo, le cui regole non sono ben chiare. Una follia di colori e forme, che mi sarebbe piaciuto pure vedere in Doctor Strange nel Multiverso della Follia. E anche però un ammasso di computer grafica, che non so dire con certezza se sia effettivamente bello o meno. A parte essere visivamente interessante, la sua peculiare astrusità è fine a se stessa e non aggiunge nulla alla narrazione.
Ant-Man and The Wasp: Quantumania è quindi un buon inizio per una potenziale interessante quinta fase, ma un pessimo film su Ant-Man. Rimane comunque un buon prodotto d’intrattenimento, con le sue dosi di umorismo che qualche risata la strappano e spettacolarità visiva. Non è purtroppo quel cambio di svolta necessario per rimettere sulla giusta strada un universo cinematografico che inizia a sentire il peso degli anni, incapace di mutare la sua forma per riconquistare pubblico sia vecchio che nuovo.
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