Avatar: la via dall’acqua
Dopo tredici anni di attesa, il secondo capitolo di Avatar è arrivato al cinema. Avatar: la via dell’acqua è solo spettacolo senza cuore?
Mancano pochi giorni alla ottantaseiesima edizione degli Oscar e come ogni anno, per diversi amanti del cinema, è giunto il tempo di fare un po’ di pronostici provando ad indovinare che si aggiudicherà l’ambiziosa statuetta.
Non parlerò di ogni specifica categoria ma limiterò le mie previsioni a solo quella di miglior film avendo avuto modo di vederli tutti e alcuni anche più volte. Pertanto ecco la lista dei nomi in lizza con un mio personale (e vagamente ironico) commento su cosa penso su ognuno di loro.
Osannato dalla critica e dai cinofili accaniti, Boyhood è un opera peculiare ed affascinante il cui pregio è il mezzo narrativo: il tempo. Infatti, la pellicola è stata girata nel corso di 12 anni in modo tale da mostrare in maniera naturale la crescita del suo protagonista, Mason, dai 6 anni fino ai 18. Un lavoro lodevole per un film che però non spicca mai e non mi ha emozionato come per tanti. Richard Linklater ha portato su schermo la quotidianità, un vita semplice in cui tutti possiamo rispecchiarci toccando diverse tematiche approfondite però meglio in tanti altri film. Forse è questo che non mi piace: la sua totale neutralità, il suo ritmo lento e la quiete generale senza mai che arrivi la burrasca. Non sapevo assolutamente prima di vederlo, mai letto la trama, ne recensioni, ne visto trailer e ovviamente nemmeno della durata delle riprese, posso quindi affermare di avere avuto una visione il più imparziale possibile. I personaggi sono rinsecchiti, poco approfonditi e sinceramente non mi sono mai interessato a loro. Scene già viste e riveste centinaia di volte da risultare spesso prevedibili (tutta la parte dei padri alcolizzati) e dialoghi ridondanti, banali, noiosi. Alcuni possono affermare che è la semplicità vista in una retrospettiva diversa la forza di Boyhood ma la sua incapacità di emozionarmi in qualsiasi modo me lo fa vedere come un esperimento ambizioso adatto solo per una certa fetta di pubblico.
L’ultima opera di Alejandro González Iñárritu critica attraverso gli occhi di Michael Keaton e il suo personaggio Riggan Thomson, l’intrattenimento moderno in cui la settima arte è stata fagocitata da blockbuster pirotecnici, in cui l’unica ambizione è essere virali sui social network e la gente è assuefatta dai propri smartphone. Un viaggio all’interno della psiche di un uomo ormai sull’orlo, in cerca di amore e rispetto da parte di un pubblico che lo vede solo come una celebrità dei vecchi tempi. Una trama perfetta portata avanti da interpretazioni altrettanto perfette, scritto con cura e girato con il quasi surreale piano sequenza di cui tutti parlano.
Scoppiettante, incalzante, folgorante, dirompente, magistrale…ci sono diversi aggettivi per descrivere Whiplash. Un film fresco, al ritmo di Jazz che parla di passione, amore, odio e sogni che diventano ossessione. Andrew è un ragazzo che ambisce a diventare un grande batterista Jazz, il migliore, nella sua strada incontra il poco amorevole insegnante musicista Terence Fletcher, una guida spietata, che non ama il “buon lavoro” e che sprona al limite i suoi studenti. Non per odio ma perché vede in loro il talento il quale va coltivato con il duro lavoro. Grazie ad un eccellente performance di J.K Simmons e alla regia fresca e giovane di Damien Chazelle, Whiplash è assolutamente magnifico.
Lo ammetto, non sono un amante di Wes Anderson tuttavia Grand Budapest Hotel l’ho gradito abbastanza. Una favola delle tinte color pastello, in una luogo immaginario che trasborda nella storia (quella vera), con personaggi volutamente stilizzati e originali, immerge lo spettatore in un avventura dolce/amara ricca d’azione raccontata in un modo che solo Anderson sa fare. Riecheggiano nelle orecchie le musiche di Alexandre Desplat e rimangono negli occhi i costumi e le scenografie surreali.
Alan Turing è stata una delle persone più importanti dello scorso secolo, senza il quale in questo momento non potrei nemmeno scrivere questo articolo. Il film di Morten Tyldum gli rende omaggio e racconta la sua storia in maniera romanzata ma fedele alla realtà, grazie alla ottima interpretazione di Benedict Cumberbatch. Il lavoro è da manuale: ritmo costante e una sceneggiatura buona abbastanza da rendere godibile la pellicola. Niente di così speciale o veramente nuovo, rimane lo stesso un ottimo film che merita attenzione.
La teoria del tutto ha molto in comune con il film sopra: la vita di uno scienziato, di una mente geniale, un’altro film di buona fattura dove il meglio viene dai due attori protagonisti, Eddie Redmayne e Felicity Jones, i quali riescono a dar vita a dei personaggi credibili. La sceneggiatura è buona, forse tende un po’ troppo al mieloso in certe fasi, punta troppo al fattore dramma/amore invece di focalizzarsi di più sulle scoperte del noto astrofisico. Comunque sia è pur sempre un film di qualità anche se, come per The Imitation Game non regala nulla di nuovo
Raccontare la storia di une “eroe” americano senza essere patriottici ma anzi, trasformarla in un accusa contro la guerra, è l’arduo compito che Clint Eastwood si è preso in dovere di raggiungere con American Sniper. Interpretato da un pompato Bradley Cooper, Chris Kyle è un americano fedele al suo paese e soprattutto il cecchino più letale che gli USA abbiano mai avuto. Attraverso una visione soggettiva entriamo dentro la sua testa mettendo a nudo il soldato perfetto con tutte le sue paure e timori, una pellicola che parla di guerra e degli effetti che essa provoca su chi va a combatterla.
Non poteva mancare in lizza agli Oscar il film culturale in salsa razzista + storia americana. Quest’anno ci pensa Ava DuVernay portando sullo schermo la gloriosa marcia di Martin Luther King partita da Selma per permettere ai cittadini di colore il diretto di voto. Una storia interessante e importante da conoscere ma narrata in maniera piatta, noiosa e scolastica. Non mi sono emozionato, i discorsi di incitamento di King non mi hanno eccitato, come nemmeno la centesima scena di un nero pestato da un bianco; questo è il tipo di film drammatico facile in cui si prendono gli avvenimenti storici e li si buttano su schermo (come per Lincoln di Spielberg). Ovviamente la critica americana lo adora (chissà perché…) ma obbiettivamente come opera cinematografica raggiunte giusto la sufficienza.
Chi vincerà quest’anno l’ambita statuetta? Il favorito alla vittoria non è sempre ben chiaro e sul web si fanno scommesse di ogni tipo, ognuno convinto della propria decisione. Pertanto proviamo ad immedesimarci in un giurato di Hollywood e analizzare ogni film per vedere quale meriterebbe effettivamente il premio.
Whiplash: film stupendo, non originalissimo e soprattutto fuori dai gusti tipici dell’Academy. Dubito possa vincere.
Birdman: capolavoro, ricco di chiavi di lettura, ottimo attori, musiche, fotografia ma non ha convinto tutti anche se indubbiamente la statuetta la meriterebbe.
La Teoria Del Tutto: si parla di un grande uomo sia come scienziato che persona, poi è anche malato e all’Accademy piacciono i malati che affrontano il loro male. Comunque non vince.
The Imitation Game: a tutti i pezzi al loro posto ma gli manca quel ché di nuovo e diverso, la statuetta non la merita.
Selma: adorato degli americani perché si sentono ancora in colpa per come hanno tratti i neri, potrebbe farcela, l’hanno scorso però han fatto vincere “12 anni schiavo” quindi dubito facciano il bis quest’anno.
Grand Budapest Hotel: Potrebbe sbancare con i premi tecnici (scenografie e costumi in primis) ma c’è un certo Interstellar che gli potrebbe fregare più di una statuetta, come la colonna sonora originale che andrebbe a parer mio a Hans Zimmer.
American Sniper: non è patriottico abbastanza!! Non è comunque da Oscar.
Boyhood: prosaico, lungo e pretenzioso, il tipico film di nicchia che tutti dicono che è bello perché è una pacchia (si scherza eh), potrebbe vincere tranquillamente anche perché è risaputo che vince sempre quello che mi piace di meno (non è risaputo? Ah no?).
Per semplificare le cose:
Potrebbe vincere: Boyhood.
Dovrebbe vincere: Birdman
Whiplash è favoloso ma non ha bisogno di una statuetta e il regista, giovanissimo, ne ha di tempo per farsi le ossa.
E secondo voi chi potrebbe e dovrebbe vincere?
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