La Lega chiede di abolire l’uso del femminile nei documenti pubblici
La Lega ha proposto un disegno di legge che chiede di eliminare l’uso del femminile nei documenti pubblici per i titoli istituzionali, gradi militari, titoli professionali e incarichi ufficiali. Ad esempio, parole come “sindaca”, “questora”, “avvocatessa” e “rettrice”. Il senatore Manfredi Potente ha presentato il disegno di legge con l’obiettivo di preservare l’integrità della lingua italiana ed evitare modifiche improprie ai titoli pubblici. Il testo prevede sanzioni fino a 5.000 euro per chi non rispetta il divieto del femminile nei documenti pubblici. L’uso della doppia forma o del maschile universale neutro è ammesso, mentre è vietato il ricorso al femminile sovraesteso o a sperimentazioni linguistiche.
La Lega: proposta di legge sui nomi femminili è personale, non rappresenta il partito
La Lega ha chiarito che la proposta di legge del senatore Manfredi Potenti è un’iniziativa personale e non rappresenta il partito. I vertici del partito, incluso il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo, non condividono il contenuto del Ddl Potenti e hanno chiesto il suo ritiro immediato.Le parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno definito l’iniziativa “sconcertante” e hanno espresso sorpresa per il fatto che persino all’interno della Lega vi sia richiesta di ritiro immediato della proposta. Le parlamentari del M5S hanno sottolineato come tale proposta vada contro anni di lotta per la parità di genere.
Parlamento polacco respinge la depenalizzazione dell’aborto entro 12 settimane
Il parlamento polacco ha respinto per soli 3 voti un disegno di legge che avrebbe decriminalizzato l’aiuto dato a una donna per interrompere una gravidanza entro le prime 12 settimane. Nonostante la promessa in campagna elettorale del primo ministro Donald Tusk di allentare le restrizioni sull’aborto, la coalizione di governo non è riuscita a far passare la legge, ostacolata soprattutto dai partiti di opposizione e da una parte del suo stesso schieramento.
Le attuali leggi sull’aborto in Polonia sono tra le più restrittive d’Europa, permettendo l’interruzione volontaria di gravidanza solo in casi di stupro, incesto o pericolo per la vita della donna. Il disegno di legge respinto avrebbe decriminalizzato l’aiuto alle donne che abortiscono entro le prime 12 settimane, rischio che attualmente prevede fino a 3 anni di carcere.
Nonostante il voto del parlamento, il presidente polacco Andrzej Duda, di un partito di destra, ha già annunciato che non avrebbe comunque firmato la legge, impedendone l’entrata in vigore. Tusk ha licenziato un membro della sua coalizione assente durante il voto, per evitare ulteriori divisioni che possano indebolire il governo di fronte all’opposizione.
I movimenti femministi polacchi hanno protestato contro il respingimento del disegno di legge, accusando il governo di non mantenere le promesse elettorali. Il partito di sinistra che aveva presentato la proposta ha annunciato che continuerà a presentare nuovi disegni di legge per la depenalizzazione dell’aborto, in un contesto politico polacco molto polarizzato su questo tema.
Liste d’attesa sanitarie: ancora lunghe e disomogenee in Italia
Le liste d’attesa per visite ed esami medici in Italia sono ancora lunghe e disomogenee, con tempi di attesa che possono superare anche l’anno. Solo 13 Regioni hanno attivato Cup unici regionali per prenotare le visite, ma poche hanno unificato le agende degli ospedali pubblici e privati. Il recente decreto legge prevede investimenti per la digitalizzazione e unificazione delle prenotazioni. Spesso i pazienti si trovano in “liste di galleggiamento” o ricevono informazioni non veritiere. Le Regioni pubblicano dati parziali e non sempre aggiornati sui tempi di attesa.
I monitoraggi di Cittadinanzattiva e dell’Osservatorio Welfare & Salute evidenziano criticità nel rispetto dei tempi di priorità per le visite mediche. Ad esempio, si attendono in media 498 giorni per un’ecografia all’addome in Friuli Centrale e 394 giorni per una visita ginecologica. Alcune realtà, come l’Asl Roma 4 e la Puglia, non rispettano i tempi previsti per molte prestazioni. La Valle d’Aosta e il Piemonte registrano punte negative per diverse visite.
Il presidente dell’Osservatorio suggerisce che la Sanità Integrativa potrebbe essere una soluzione per ridurre le liste d’attesa, supportando il Servizio Sanitario Nazionale. La situazione critica delle liste d’attesa richiede interventi mirati e una strategia complessiva per migliorare l’accesso alle cure sanitarie in tempi ragionevoli.
Il decreto del governo
Il decreto del governo per la riduzione delle liste d’attesa negli ospedali è stato approvato, ma non fornisce fondi sufficienti per apportare cambiamenti significativi. Le misure incluse nel decreto sono in gran parte già previste da anni e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ridimensionato le aspettative. Una delle novità è la creazione della piattaforma nazionale delle liste d’attesa, ma le regioni hanno costruito sistemi diversi in passato. Altre misure riguardano i centri di prenotazione regionali e la possibilità di rivolgersi a strutture private in caso di ritardi, pagando solo il ticket. Tuttavia, la mancanza di finanziamenti adeguati è un problema non risolto, con le risorse destinate principalmente a detassare gli straordinari per il personale sanitario. I sindacati esprimono dubbi sul fatto che l’aumento degli straordinari possa effettivamente ridurre i tempi d’attesa. In molte regioni, i tempi previsti vengono sforati di molto, con esempi di lunghe attese per visite ed esami. Il decreto non affronta adeguatamente il problema dell’appropriata prescrizione di esami e visite, che può essere influenzata dalla “medicina difensiva”. La riduzione della domanda di visite è consigliata per gestire i tempi d’attesa, ma il decreto non affronta questo aspetto.
Elon Musk contro la figlia transgender
La figlia transgender di Elon Musk, 18enne, ha chiesto di essere riconosciuta come femmina e di cambiare il suo nome in Vivian Jenna Wilson. In passato era conosciuta come Xavier Alexander Musk. La richiesta è stata presentata alla Corte Superiore della Contea di Los Angeles. Musk è stato sposato con la madre di Vivian, Justine Wilson, con cui ha avuto altri figli. Musk ha espresso opinioni contro la cultura woke e l’intervento chirurgico per la riassegnazione di genere. Ha dichiarato di essere stato indotto a firmare documenti per uno dei suoi figli più grandi, Xavier, senza conoscere appieno le conseguenze. Ha promesso di “distruggere” la cultura woke che ha influenzato la figlia transgender. Musk ha anche espresso posizioni contro l’uso dei pronomi e ha dichiarato il suo sostegno al Partito Repubblicano, suscitando polemiche. La figlia di Musk ha deciso di cambiare nome e genere, cercando di distaccarsi dal padre biologico.
La risposta di Vivian Jenna Wilson a Elon Musk: “È indifferente e narcisista”
Vivian Jenna Wilson, la figlia transgender di Elon Musk, ha risposto alle accuse del padre riguardo alla sua transizione. Wilson ha respinto l’accusa di aver ingannato Musk e ha dichiarato che lui sapeva cosa stava facendo quando ha acconsentito al trattamento. Ha descritto Musk come freddo, indifferente e narcisista, sostenendo che non l’ha mai supportata. Wilson ha anche raccontato episodi di tormento da parte di Musk quando era piccola, spingendola a essere più maschile. Musk ha iniziato a parlare del “Woke mind virus” nel 2022, definendolo anti-scienza e anti-umano. La decisione di Xavier di diventare Vivian Jenna è stata attribuita da Musk alla scuola progressista e a Twitter. Nel 2022, Wilson ha chiesto di cambiare nome e cognome per non essere più legata a Musk. Dopo un’intervista di Musk con Jordan Peterson, Wilson ha commentato su Treads, sottolineando il suo tormento da bambina e criticando il padre per averla ridotta a uno stereotipo.
scritto da Filippo Giacometti