Avatar: la via dall’acqua
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Continua la serie di film tratti da storie vere di cui questo gennaio sembra pieno, e se la scorsa settimana ho recensito il film su Alan Turing anche questa è dedicata ad un altra grande genio della nostra storia: Stephen Hawking.
Tratto dal libro biografico scritto dalla ex-moglie di Hawking, “La teoria del tutto” racconta la storia del fisico dei buchi neri e dell’origine dell’universo partendo dall’università Cambridge, dove conseguì il dottorato, incontrò la sua futura moglie e scoprì di essere affetto della malattia che gli cambiò la vita. A prendere le sembianze del cosmologo troviamo Eddie Redmayne, visto l’ultima volta sul grande schermo nel canterino “Les Miserables”, in uno dei ruoli più complicati a livello di recitazione fisica che si siano mai visti riuscendo a superare la sfida (come fece Hawking nella sua vita) con grande talento, grazie anche ad un equipe di truccatori che lo hanno aiutato al meglio nel lavoro. Grande recitazione anche per l’attrice non protagonista Felicity Jones, un eccellente compagna di scena capace di creare un personaggio credibile e tridimensionale.
La storie scorre veloce inizialmente per poi rallentare all’improvviso verso la metà, quando la malattia è già in uno stato avanzato; la trama si focalizza infatti soprattutto sulla vita personale di Hawking più che su i suoi contributi scientifici: una scelta del regista James Marsh che ha preferito narrare la storia di uomo che ha combattuto contro la sua malattia riuscendo a superare ogni sfida personale, a discapito (vengono ovviamene spiegate le sue scoperte ma non in maniera così dettagliata) dalla sua vita come scienziato. Non è un difetto, ma una precisa scelta registica, il risultato è comunque di alta qualità e la sceneggiatura riesce a raccogliere appieno tutti i momenti cardine della vita di Hawking, facendo scorrere la storia quando serve e soffermandosi sui momenti più delicati; la trama è scandita dai peggioramenti della malattia i quali suddividono le pellicola in più capitoli, capitoli in cui il protagonista si trova ad affrontare una nuova sfida contro se stesso e i limiti del suo corpo. Le musiche e la fotografia confezionano col fiocco l’opera del regista inglese.
“La teoria del tutto” è un film da vedere sia per la superba recitazione che per la trama, ma soprattutto per scoprire la storia di uno degli uomini più intelligenti di questo millennio che ha superato ogni sfida sia scientifica che personale.
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