Avatar: la via dall’acqua
Dopo tredici anni di attesa, il secondo capitolo di Avatar è arrivato al cinema. Avatar: la via dell’acqua è solo spettacolo senza cuore?
Chiunque viva di sequenze d’immagini a venticinque frame al secondo, detti anche più comunemente film, è in fervore per la tradizionale cerimonia di premiazione che si svolgerà questa domenica: gli Oscar.
Come molti cinefili, anch’io attendo di sapere chi riceverà la statuetta d’oro, e gioco cercando di predire quale sarà il titolo del motion picture nominato vincitore.
Quest’anno però qualcosa è diverso: la lista dei candidati agli Oscar include alcune pellicole che onestamente non lo meritano.
Veramente un film come CODA è materia da Oscar? Oppure Don’t Look Up o King Richards?
Non intendo dire che sono film brutti (anche se Don’t Look Up è ben lontano dall’essere bello), ma non ritengo nemmeno che facciano parte delle dieci migliori opere cinematografiche del 2021.
Sì potrebbe semplicemente affermare che i giurati abbiano pareri diversi da me, e alla fine sono liberi di nominare che ritengono degno. Tuttavia, le motivazioni dietro alcune nomination sono dubbie: sono stati scelti veramente perché sono i migliori film dell’anno?
Ho la sensazione che agli Oscar ci sia un maggiore interesse a nominare film che parlano di certe tematiche sociali. Come se invece di premiare la miglior pellicola dell’anno, si fossero autoimposti di votare quella che porti miglior beneficio al benessere della società (secondo la loro visione).
CODA è agli Oscar principalmente perché quest’anno è di moda parlare di persone sordo-mute (che poi comunque un miglior esemplare sullo stesso argomento è Sound of Metal). King Richards è dentro perché parla di una famiglia di colore che vince in uno sport “considerato” per bianchi. E anche perché ogni tanto agli statunitensi bisogna ricordargli che il razzismo è sbagliato. Don’t Look Up è un film chiaramente anti-trump e filo partito democratico, a cui molti personaggi di Hollywood appartengono. Onestamente l’ho trovato una commedia che manca di raffinatezza e dalla satira troppo esplicita.
Non voglio sembrare quello che scrive sui commenti “non si può più dire niente!!”, lamentandomi del politicamente corretto. Sono un semplice osservatore che ha notato certe tendenze, e che semplicemente cerca risposte per comprendere il motivo dietro decisioni per me prive di senso.
Se devo dimostrare con delle prove, onorevole giuria del web, porto sotto i vostri occhi attenti le regole dell’Academy pubblicate nel 2020 e in vigore dal 2024. Queste impongono la presenza sullo schermo o dietro le quinte di un gruppo poco rappresentato (donne, minoranze etniche, persone LGBTQA+).
Non si suppone che a vincere l’Oscar debba essere il film più bello, a prescindere se ci hanno lavorato etero, gay, bianchi, neri, blu, non-binari, uomini, donne, ermafroditi, robot?
Ritengo questo regolamento nemico della libertà che il cinema, come qualsiasi forma d’arte, dovrebbe permettere di esprimere. Imporre dei limiti, solamente per accontentare delle voci critiche che pretendono una rappresentanza forzata, lo trovo moralmente sbagliato.
Inoltre, chi lavora nell’ambiente è conscio che tali regole non avranno ripercussioni negli studio di Hollywood. Molti dei film candidati agli Oscar negli ultimi anni già rispettano i requisiti.
La decisione dell’Academy è per questi motivi ipocrita: non gli interessa realmente essere inclusivi ma solamente fare credere che lo siano.
L’Oscar è solamente uno spettacolo televisivo. Lo dimostra la decisione di quest’anno di escludere otto categorie dallo show in diretta, aggiungendole tramite il montaggio (che ironicamente è una delle premiazioni escluse). Una scelta presa per dare più spazio a balletti, videoclip e altre stronzate per intrattenere il pubblico da casa.
Forse una volta la statuetta d’oro era veramente sinonimo di qualità. Forse c’era una reale intenzione di premiare coloro che hanno raggiunto i massimi livelli estetici e di espressione artistica.
Ora sono più interessati alla loro immagine pubblica.
Non vogliono correre il rischio di nuovi hashtag negativi che circolano su Twitter o attrici che si scrivono nomi di registe in segno di protesta.
Il loro obiettivo è evitare ogni possibile polemica e cercare di accontentare tutti. Come nemmeno i politici fanno durante la campagna per le elezioni.
La cosa che più mi rattrista è che tanti ottimi film, poco conosciuti al pubblico, non potranno mai ottenere la fama che meritano e che gli Oscar potrebbero dargli.
The Green Knight, per quanto enigmatico una nomination poteva anche prenderla. The French Dispatch, la tesina di laurea di Wes Anderson, nemmeno cagato di striscio. Titane, disturbante (ma in senso buono) opera sull’accettazione, vincitore della Palma d’oro e poi arrivederci. Benedetta, satirico e quasi blasfemo film drammatico/comico tratto da una storia vera (a cui comunque credo poco). The Killing of Two Lovers, intimo, non perfetto, ma colpisce nel punto giusto. E forse quello che più gli Oscar temono: Pig, film di vendetta senza la vendetta, critico di Hollywood ma finemente, giusto per quelli attenti, e con un grandissimo Nicolas Cage, anche lui odiato dai grandi studios (ma è reciproca la cosa).
Poi onestamente al posto di Don’t Look Up pure Spider-Man: No Way Home è preferibile (no sinceramente è un gran bel film, con qualche punto della trama forzato, ma che volete? La magia è un gran casino).
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