Avatar: la via dall’acqua
Dopo tredici anni di attesa, il secondo capitolo di Avatar è arrivato al cinema. Avatar: la via dell’acqua è solo spettacolo senza cuore?
Nonostante sperassi per il meglio per questo film fino alla fine mi vedo purtroppo, e lo scrivo amaramente, dover bocciare l’ultima pellicola di Lana e Andy Wachowski. Se con Matrix hanno creato un mito e con Cloud Atlas hanno raccontato una storia ricca di poesia e magnificenza, Jupiter Ascending non è nemmeno lontanamente vicino agli standard di qualità che uno si aspetterebbe dal dinamico duo.
Non è ben chiaro quali fossero le loro intenzioni ma il risultato è certo: un film d’azione con personaggi monodimensionali, quasi fiabeschi come caratterizzazione, stereotipi dai classici personaggi da cinema in cui non mancano le bella ragazza da salvare da parte del belloccio di turno (di cui ovviamente si innamora subito), il nemico che vuole uccidere tutti per futili motivi e tipiche cliché del caso. L’interpretazioni degli attori di certo non è di aiuto: Mila Kunis e Channing Tatum sono stati messi li per fare la coppietta principe/principessa e le loro capacità recitative sono degne del mio scopino del bagno (lo stesso che usa Jupiter per pulire i cessi). Sean Bean è stato preso e messo da parte, del suo personaggio viene detto poco o nulla, un gran peccato per l’unico attore con del potenziale. La trama non ha ritmo, le scene sembrano messe in successione senza un motivo sensato e i siparietti comici o che dovrebbero essere tali (tipo tutta la parte burocratica per il titolo, tra l’altro anche poca sensata secondo me) sono incastrati a forza. La cosa più odiosa è la volontà di voler cercare di creare una storia diversa dal solito complicando e aggiungendo elementi inutili, dovendo per dover di fatto spiegare ogni fottutissima cosa allo spettatore da parte dei comprimari.
La sceneggiatura è prevedibile, piuttosto sciocca e traballante. E’ davvero deprimente pensare che l’hanno scritta le stesse due persone di una dei film più originali e spettacolari degli ultimi tempi (Matrix). Si nota un certa volontà di dare spessore ai personaggi, al background storico e all’universo wachowskiano ma manca di realismo, non nel senso che è fin troppo fantasioso ma che nemmeno i protagonisti stessi sembrano crederci.
L’unica cosa salvabili è la parte visiva: alieni, navi, tecnologie e tutto ciò che fa impazzire un geek è ben realizzato, con design particolari e originali ma omogenei (Ogni veicolo ha della parti mobili staccate dalla struttura principale e collegata da un legame invisibile). Michael Giacchino fa un un egregio lavoro ma nemmeno lui è così ispirato nonostante la carne al fuoco e tende troppo al pomposo, inoltre il montaggio audio è alcune volte fastidioso quando musica ed effetti sonori sono mescolati insieme malamente, sovrapponendosi in un mix poco chiaro e entusiasmante (ho visto il film in Dolby Atmos). Il 3D è l’ultima piaga: la fotografia predilige già di per se le riprese scure e le scene d’azioni veloci e confusionarie; due elementi letali per questo tipo di tecnologia.
Un grande delusione da parte di chi poteva contribuire tantissimo al mondo della fantascienza, un vero peccato.
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