Avatar: la via dall’acqua
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L’intelligenza artificiale è sempre stato una delle tematiche cardine in diversi film di fantascienza e, grazie ai progressi in questo campo raggiunti negli ultimi tempi, sembra ora tornata in auge nelle ultime pellicole del genere. Neill Blomkamp, regista sudamericano, quello che avrebbe dovuto dirigere il film di Halo (che poi non hanno più fatto) ci riporta nella sua città natale, Johannesburg, per proporci la sua idea di coscienza artificiale.
Quel giovane genio regista da strada è nato artisticamente con la sua prima opera District 9, dotato di quell’indipendenza e originalità ha continuato la sua carriera poi con Elysium e ora con Humandroid (o Chappie). L’ambientazione dei sobborghi, la povertà che affligge il paese e in cui bande criminali si affrontano tra loro, in cui una forte società militare tecnologicamente avanzata mantiene sotto controllo la città con un sistema apparentemente infallibile. Le tematiche sono ridondanti e si nota fin da subito una forte familiarità con l’opera prima e seconda di Blomkamp, compreso anche quel suo stile da documentarista, con tanto di interviste ai testimoni (come in District 9).
Chappie è il peggior risultato che si potesse aspettare da un regista ormai sopravalutato, un film privo di mordente, ridicolo e infarcito di moralismi e personaggi bizzarri quanto odiosi. Lo sviluppo del robot cui da nome al film è lagnoso, non sembra mai ad avere a che fare con un intelligenza superiore ma con una persona umana che cresce e impara più velocemente, ed è davvero difficile affezionarci a lui per davvero…come al resto dei personaggi d’altronde. Inoltre, se non fosse abbastanza, non mancano errori di sceneggiatura e insensataggini della storia che rendono ancora più risibile e poco realistico il comportamento dei protagonisti.
Incrociamo le dita, umani o meccaniche, e speriamo che il prossimo film (cioè Alien) venga fuori bene…
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