J.D Vance è il clone di Trump: contro l’aborto, il clima, l’Ucraina, Regno Unito e l’immigrazione
Mentre Musk dona ai Repubblicani 180 milioni, anche se nega, e nel parlamento europeo siedono persone “particolari”
Elon Musk ha ritirato la sua causa legale contro OpenAI e il suo CEO, Sam Altman, accusando l’azienda di violazione di contratto e di aver abbandonato la missione di creare tecnologia AI a beneficio dell’umanità. La decisione di Musk di ritirare la causa, presentata in un tribunale statale della California a febbraio, arriva un giorno prima di un’udienza programmata in cui il giudice avrebbe esaminato la richiesta di OpenAI di respingere il caso. La causa affermava che OpenAI aveva violato un accordo raggiunto con Musk e altri membri fondatori, impegnati a rendere OpenAI un’organizzazione non profit e a mantenere la sua tecnologia open source. Tuttavia, secondo Nilay Patel di The Verge, c’erano alcune problematiche con il caso di Musk. OpenAI ha respinto le accuse di Musk poco dopo che ha presentato la causa legale, affermando che il miliardario voleva “controllo assoluto” dell’azienda fondendola con Tesla. L’azienda ha anche dichiarato che non c’è “alcun accordo” con Musk. Musk ha fondato una propria azienda di AI, chiamata xAI, che ha creato il chatbot Grok AI disponibile con l’abbonamento X Premium. La startup ha raccolto $6 miliardi da investitori per finanziare i costosi chip necessari per alimentare il suo sistema AI. La scorsa settimana, CNBC ha riportato su email che suggerivano che Musk avesse deviato migliaia di chip AI Nvidia H100 riservati a Tesla e li aveva inviati a X.
“Se Apple integra OpenAI a livello di sistema operativo, i dispositivi Apple saranno banditi nelle mie aziende”, questa la dichiarazione di Elon Musk dopo la conferenza Apple in cui è stato annunciata Apple Intelligence, un intelligenza artificiale integrata sui sistemi operativi Apple e che utilizza ChatGPT di OpenAi, seppur Apple abbia sviluppato i propri modelli di intelligenza artificiale in casa, sia per l’elaborazione sul dispositivo che per l’elaborazione sui server.
Nonostante l’assicurazione da parte di Apple “le richieste non vengono memorizzate da OpenAI”, Elon Musk teme per la sicurezza all’interno del proprio azienda, tanto da volerli bandire dalla propria azienda. Musk ha addirittura ipotizzato di costringere i visitatori di lasciare i dispositivi Apple all’interno di una gabbia da Faraday, in modo da rendere impossibile le comunicazioni con l’esterno.
Elon Musk, fondatore di Tesla e SpaceX, è stato accusato di aver avuto diverse relazioni con dipendenti femminili della sua azienda aerospaziale. Le accuse includono inviti a casa, attenzioni non richieste e avances. Il Wall Street Journal ha intervistato circa 50 fonti e ha visionato documenti e messaggi per supportare le testimonianze. Alcune donne hanno affermato di essere state allontanate dall’azienda dopo le relazioni con Musk, seguite da buonuscite o licenziamenti. SpaceX ha risposto alle accuse definendo la narrazione come fuorviante e affermando di indagare su tutte le denunce di molestie. Le leggi federali e statali negli Stati Uniti vietano le relazioni tra dirigenti e dipendenti per evitare conflitti di interesse e squilibri di potere. Il movimento #MeToo ha contribuito a mettere sotto controllo la condotta dei dirigenti sul posto di lavoro. SpaceX formalmente scoraggia le relazioni interne tra dipendenti. Elon Musk non ha ancora risposto direttamente alle accuse.
Il CEO di Tesla, Elon Musk, ha scritto su X anticipando l’esito della votazione degli azionisti sul controverso piano di retribuzione da 56 miliardi di dollari. Musk ha annunciato che entrambe le risoluzioni degli azionisti di Tesla stanno passando con ampi margini, riferendosi al pacchetto retributivo e al piano di spostare la sede dell’azienda dal Delaware al Texas. L’approvazione di questo piano multimiliardario potrebbe placare le preoccupazioni degli investitori sul futuro di Musk all’interno dell’azienda e dare a Tesla un argomento solido nella battaglia legale per annullare la decisione del tribunale. Nonostante alcuni proxy advisor e grandi investitori si fossero espressi contro il pacchetto retributivo, sembra che la proposta pro-Musk abbia ottenuto la maggioranza dei voti, anche se alcuni importanti investitori come Vanguard, BlackRock e State Street non avevano ancora espresso il loro orientamento. Alcuni investitori istituzionali come T. Rowe Price, Baillie Gifford e Ark Investment Management sono a favore del pacchetto, mentre altri come il Fondo sovrano della Norvegia sono contrari. Musk dovrà comunque affrontare una lunga battaglia legale per convincere il giudice del Delaware che il consiglio di amministrazione di Tesla non era dipendente da lui.
Mercoledì a Buenos Aires, in Argentina, si sono verificati scontri violenti tra la polizia e gruppi di manifestanti contrari alla cosiddetta legge bases, una serie di riforme proposte dal presidente ultraliberista Javier Milei. Le proteste sono scoppiate mentre il Senato discuteva la legge, che è stata poi approvata con il voto decisivo della presidente del Senato, Victoria Villarruel. La legge bases prevede una vasta gamma di riforme radicali, tra cui tagli ai sussidi statali, privatizzazioni di aziende statali, riforme elettorali e trasferimento temporaneo di poteri dal parlamento al presidente per “emergenza pubblica”.
Le proteste, che hanno visto la partecipazione di migliaia di persone, sono state caratterizzate da tensioni crescenti e scontri violenti. I manifestanti hanno contestato le misure proposte, sostenendo che danneggeranno milioni di argentini. Durante gli scontri, ci sono state decine di persone ferite e diverse arrestate. La polizia ha fatto uso di gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla, mentre i manifestanti hanno lanciato sassi e bombe molotov.
Le riforme proposte da Milei hanno già suscitato ampie proteste e scioperi in passato, e la discussione in parlamento è stata complicata dalla vastità e dall’estremismo delle proposte. Nonostante il Senato abbia apportato modifiche al testo della legge, è stato necessario il voto decisivo della presidente del Senato per sbloccare la situazione di parità. La legge bases tornerà ora alla Camera per il voto finale.
Le manifestazioni hanno visto la partecipazione di organizzazioni politiche vicine alla sinistra e al peronismo, che hanno intonato cori come “La patria non si vende, la patria si difende”. L’opposizione ha accusato il governo di voler compiere un colpo di stato, mentre Milei ha promesso di trasformare l’Argentina nel “paese più liberale del mondo”.
In seguito alle proteste, l’ufficio del presidente argentino ha emesso un comunicato in cui ha condannato i manifestanti come “terroristi”. Le tensioni e gli scontri continuano a caratterizzare il clima politico in Argentina, mentre la popolazione resta divisa sulle riforme proposte dal governo.
La Commissione Europea ha avviato un’indagine sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria (BEV) dalla Cina, sospettando che i produttori cinesi beneficino di sovvenzioni sleali che minacciano di danneggiare l’economia dei produttori di BEV dell’UE. Dopo un’indagine durata 13 mesi, la Commissione ha deciso di imporre dazi compensativi provvisori fino al 38,1% sulle importazioni di BEV dalla Cina. Questi dazi si aggiungono al dazio del 10% già in vigore sulle importazioni di BEV.
La Commissione ha individuato tre produttori cinesi nel campione: BYD con un dazio del 17,4%, Geely con un dazio del 20% e SAIC con un dazio del 38,1%. Per gli altri produttori cinesi che hanno collaborato all’indagine ma non fanno parte del campione, verrà applicato un dazio medio ponderato del 21%. Per i produttori cinesi che non hanno collaborato all’indagine, la tariffa sarà del 38,1%.
Le aziende cinesi coinvolte hanno la possibilità di commentare i calcoli e chiedere un riesame della decisione. La Cina potrebbe rispondere con dazi sulle auto europee di alta cilindrata. La Commissione pubblicherà le conclusioni definitive entro il 4 luglio sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE, e i dazi entreranno in vigore il giorno successivo alla pubblicazione.
Le misure adottate dalla Commissione mirano a garantire condizioni di concorrenza paritarie tra le industrie dell’UE e della Cina nel settore dei veicoli elettrici, e a proteggere gli interessi economici dei produttori europei. La decisione finale sulle misure definitive sarà presa dopo ulteriori consultazioni con le parti interessate e potrebbe comportare l’imposizione di dazi definitivi sulle importazioni di BEV dalla Cina.
La Germania, insieme a Svezia e Ungheria, si è dichiarata contraria alla misura, temendo possibili contromisure da parte della Cina che potrebbero avere un forte impatto sulle vendite dei marchi nazionali. Il ministro tedesco dei Trasporti ha affermato che le auto elettriche devono diventare più economiche attraverso una maggiore concorrenza e mercati aperti, non attraverso guerre commerciali. 1
Al contrario, l’Italia, insieme a Francia e Spagna, ha accolto con soddisfazione la decisione della Commissione Europea, ritenendo necessarie misure commerciali a tutela dell’industria automobilistica europea dalla concorrenza sleale. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti italiano ha sottolineato l’importanza del settore automobilistico per lo sviluppo industriale del Paese e la necessità di non rinunciare a questa opportunità.
La Cina si è detta “shockata e profondamente delusa” dalla decisione dell’UE, minacciando di adottare tutte le misure necessarie a difendere i diritti e gli interessi delle imprese cinesi.
Nella lista di prodotti europei su cui preparare ritorsioni, con particolare attenzione a Francia e Germania. I prodotti minacciati includono vini, formaggi e auto, con un impatto negativo sulle case automobilistiche europee in borsa. La Cina sembra giocare la carta del “divide et impera”, cercando di influenzare singolarmente i principali Paesi europei per ottenere vantaggi commerciali. La rapidità della reazione cinese contrasta con la precedente risposta ai dazi statunitensi, evidenziando un interesse maggiore verso l’Europa. La situazione mette in luce le complessità delle relazioni commerciali globali e le implicazioni per i consumatori europei.
Inoltre, nel caso di alcuni modelli elettrici cinesi, è possibile che rimangano competitivi (almeno in Europa) anche dopo l’imposizione dei dazi, grazie al loro margine di competitività sui costi di produzione.
Le case cinesi meglio piazzate per fabbricare in Europa sono BYD, Chery e Leapmotor. È significativo il fatto che le azioni di BYD in Borsa siano salite dopo l’annuncio dell’UE sui dazi, a dimostrazione che gli investitori si aspettavano una situazione peggiore.
Tra i produttori europei, Stellantis ha dichiarato di non sostenere misure che contribuiscono alla frammentazione del mercato mondiale, mentre Volkswagen ha espresso preoccupazione per gli effetti negativi della decisione sulla debole domanda di veicoli elettrici in Germania e in Europa. Tuttavia, Mercedes si è detta contraria all’imposizione di dazi aggiuntivi sulle elettriche cinesi, suggerendo addirittura di ridurre quelli già presenti.
Le associazioni di categoria sono divise sulla questione: la VDA tedesca teme che il danno potenziale delle misure sia maggiore dei benefici per l’industria automobilistica europea, mentre Conftrasporto e Confcommercio ritengono che la decisione tuteli la filiera europea e limiti il rischio dell’invasione di produzioni cinesi di qualità inferiore.
Negli Stati Uniti, il Presidente Joe Biden ha recentemente annunciato nuovi dazi sulle importazioni di veicoli elettrici dalla Cina, imponendo una tariffa del 100% sui veicoli elettrici e del 25% sulle batterie e sui minerali critici utilizzati nella loro produzione. Questa decisione fa parte di una strategia più ampia per contrastare le pratiche commerciali scorrette della Cina, che include l’inondazione del mercato con prodotti a basso costo grazie alle pesanti sovvenzioni statali.
Giorgia Meloni ha esercitato un’influenza significativa durante il G7, imponendo la sua agenda politica conservatrice e sovranista e modificando il linguaggio utilizzato nelle conclusioni del summit. In particolare, si evidenzia come siano stati eliminati due concetti chiave, ovvero “identità di genere” e “orientamento sessuale”, e come sia stata omessa la menzione della piena partecipazione sociale e politica delle persone LGBTQIA+. Queste modifiche hanno generato tensioni con altri leader, come il presidente francese Macron, che ha manifestato il suo disappunto per le differenze di sensibilità presenti nel comunicato finale del G7. La presidenza italiana, guidata da Meloni, ha adottato una formulazione del comunicato che ha omesso riferimenti espliciti ai diritti LGBTQIA+ presenti nella versione precedente del summit di Hiroshima. Questo cambiamento dimostra come Meloni abbia ottenuto risultati che riflettono le sue posizioni politiche conservatrici, anche a discapito della coesione con gli altri partecipanti al summit. In particolare, si sottolinea come nel comunicato finale del G7 sia stata omessa la menzione esplicita dell’accesso all’aborto sicuro e legale, tema presente nel summit di Hiroshima. Si ipotizza che queste modifiche siano state apportate per cautela, considerando la presenza storica del Papa e la sensibilità di certi settori della società italiana. La situazione evidenzia la capacità di Meloni di imporre la propria agenda politica e influenzare il dibattito sui diritti e le questioni sociali a livello internazionale, suscitando reazioni contrastanti e dibattiti sul ruolo dell’Italia nel contesto globale.
New York ha recentemente preso di mira i social network, inizialmente con una causa intentata dal Comune contro importanti piattaforme come Meta, TikTok, Snapchat e Google, e successivamente con l’introduzione di una legge statale volta a proteggere i minori dal rischio di dipendenza legato all’uso eccessivo dei social media. Questa nuova legge impone restrizioni specifiche per garantire la sicurezza e il benessere dei giovani utenti.
In particolare, la legge vieta ai minori di visualizzare feed che possono creare dipendenza, come quelli consigliati dagli algoritmi delle piattaforme. Le aziende dovranno quindi impedire agli utenti under 18 di accedere a feed non cronologici, con sanzioni che possono arrivare fino a 5mila dollari per ogni violazione. Inoltre, è stato stabilito che le piattaforme non possono raccogliere o vendere dati personali degli under 18 senza il consenso scritto dei genitori.
Oltre a queste disposizioni, la legge impone alle piattaforme di non inviare notifiche ai minori di notte senza l’approvazione dei genitori, al fine di garantire un sonno adeguato e un uso sano dei social media. La governatrice Kathy Hochul ha elogiato la legge come un passo significativo per proteggere la salute mentale dei giovani e creare un ambiente digitale più sicuro per loro.
Tuttavia, le aziende del settore, riunite nel collettivo NetChoice che include Google, Meta e Snapchat, hanno criticato aspramente la legge, definendola pericolosa e incostituzionale. Secondo il vicepresidente di NetChoice, Carl Szabo, la legge potrebbe limitare la libertà di espressione e l’accesso a Internet, sostenendo che costringere le piattaforme a censurare i contenuti a meno che i visitatori non forniscano un documento d’identità per verificare la loro età potrebbe rappresentare un grave intralcio alla privacy e alla libertà online.
Il dibattito tra il governo e le aziende potrebbe quindi finire davanti a un giudice per una decisione finale, mentre la legge rappresenta un importante passo avanti nella regolamentazione dell’uso dei social media e nella protezione dei minori online.
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In tanto negli USA si vendono proiettili nei distributori automatici insieme al latte, in Russia l’arcobaleno è simbolo degli estremisti LGBT e i bambinin non possono vederlo.
Tutti chiedono a Biden di ritirarsi, Meloni attacca fanpage e intanto l’Europa vorrebbe spiare le nostre chat.