Musk contro la figlia trans, Lega odia i nomi femminili e l’aborto in Polonia è ancora reato
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L’Italia non ha aderito a una dichiarazione del Consiglio dell’Unione Europea a favore dei diritti LGBT+. Il governo italiano ha ricevuto critiche per questa scelta, che includeva molti altri paesi membri dell’UE. La dichiarazione mirava a promuovere politiche di uguaglianza e rispetto. L’Italia ha rinunciato alla firma perché l’accordo era ritenuto troppo incentrato sull’identità di genere, simile alla legge Zan proposta precedentemente. Il ddl Zan mirava a estendere le protezioni contro discriminazioni per sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità. L’opposizione critica il governo per la mancata adesione, risultante in un impegno meno incisivo verso i diritti delle persone LGBT+.
Notare che tra i nove paesi che non hanno firmato è esclusa la Polonia. Segno inequivocabile del nuovo governo proiettato verso una direzione più progressista, e di netta rottura con quello conservatore precedente (che ricordo si vantava per le zone senza LGBT.).
La ricerca Donne, Lavoro e Sfide Demografiche mostra che in Italia esiste una forte associazione tra maternità, stereotipi e sensi di colpa, con la maggioranza che ritiene che una madre che lavora danneggi i figli. La maternità in Italia è affiancata da sentimenti complessi, come il senso di colpa e la consapevolezza delle difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia. Nonostante siano note le soluzioni strutturali per superare gli stereotipi e sostenere genitori che lavorano, pochi cambiamenti si sono visti. L’Italia ha alti tassi di inattività femminile e part-time involontario, con molte donne che rinunciano al lavoro a causa della scarsità di servizi di cura per i figli. Ci sono richieste di interventi strutturati per sostenere la genitorialità e la conciliazione tra lavoro e famiglia, ma le azioni concreti sono ancora limitate, specialmente nelle piccole e medie imprese. Serve una maggiore incentivazione al welfare e interventi legislativi per promuovere la parità di genere e supportare le famiglie.
Dati del rapporto
Il 73° Festival di Cannes è stato caratterizzato dalla presentazione del cortometraggio “Moi Aussi” di Judith Godrèche, un’opera che esplora gli abusi sessuali nell’industria cinematografica francese. Godrèche stessa è emersa come una figura significativa del movimento #MeToo in Francia dopo aver raccontato di essere stata vittima di molestie da parte di due registi francesi. Tuttavia, il festival ha visto la partecipazione di attori come Shia LaBeouf e James Franco, entrambi accusati di comportamenti inappropriati. La proiezione del film “Megalopolis” di Francis Ford Coppola, con LaBeouf come protagonista, ha sollevato polemiche date le accuse di abusi sessuali rivolte a LaBeouf. Inoltre, una storia del Guardian ha rivelato presunti comportamenti inappropriati del regista Coppola sul set. Nonostante ciò, LaBeouf è coinvolto in progetti cinematografici in fase di commercializzazione al festival. Non è la prima volta che il festival ospita uomini coinvolti in scandali sessuali. Tuttavia, la leadership di Cannes ha deciso di mantenere Godrèche al centro dell’attenzione, evidenziando il contrasto tra il sostegno a un’importante voce femminile e la presenza di attori accusati di comportamenti inaccettabili.
Inoltre, James Franco ha partecipato al gala di Women in Cinema, e ha incontrato Pierfrancesco Favino, il quale fa parte della giuria del festival.
Dall’8 maggio è attivo un collegamento video in diretta tra una strada di New York e una di Dublino, realizzato dall’azienda Portals.org. Questa installazione, composta da uno schermo circolare e una webcam, consente alle persone di comunicare visivamente, anche se senza audio.
Purtroppo, in meno di una settimana, il “portale” è stato sfruttato da una piccola minoranza di utenti per compiere gesti osceni e offensivi, come mostrare foto delle Torri Gemelle in fiamme, svastiche e diti medi. Non sono mancate esibizioni di sederi e tette, e una donna ha anche strofinato il proprio corpo sul portale.
Sembra che gran parte di questi episodi offensivi sia dovuta a persone sotto l’effetto di alcol o droghe, dato che l’installazione si trova vicino a una zona di Dublino nota per la presenza di pub e problemi di criminalità.
La struttura è stata riaperta con qualche precauzione: sarà attiva solo per dieci ore al giorno e rileverà l’avvicinamento delle persone, sfocando il video in caso di troppa prossimità. La riduzione dell’orario dovrebbe limitare la presenza di persone ubriache. Il portale rimarrà attivo fino all’autunno e trasmetterà eventi culturali.
Biden ha cominciato a perdere terreno nei sondaggi: oggi è alla pari con Trump sul piano nazionale ma ancora indietro negli stati che contano.
Il comitato di Joe Biden ha quindi proposto all’ex presidente Donald Trump due dibattiti televisivi in anticipo sul solito periodo di campagna elettorale. La mossa è stata pianificata per scuotere l’opinione pubblica e cambiare l’orientamento della campagna. Trump, spalle al muro, ha accettato l’offerta e Biden ha ottenuto condizioni favorevoli: i dibattiti saranno solo due, anziché tre, e si terranno prima del solito per cogliere l’opportunità di ricordare all’elettorato che la scelta presidenziale non riguarda solo Biden ma implica una decisione tra Biden e Trump. Biden spera che questa tattica gli permetta di mobilitare il voto anticipato e di avere il tempo necessario per intervenire in caso di disastro. CNN e ABC News organizzeranno i dibattiti, e Biden ha richiesto che i candidati siano in grado di vincere elezioni in vari stati, il microfono si spenga automaticamente al termine del tempo assegnato per rispondere, e che i dibattiti si tengano senza pubblico. Resta comunque da vedere se tutte le richieste di Biden saranno accettate e se Trump manterrà la sua accettazione.
Nel frattempo, Robert F. Kennedy Jr. è sostenuto da circa il 10% degli elettori registrati negli Stati in bilico, influenzando sia Biden che Trump. I risultati complessivi nel confronto tra i due candidati non sono cambiati quando Kennedy è stato incluso nei sondaggi.
In sostanza, i tre candidati alla presidenza della più grande democrazia al mondo sono un’idiota pluricriminale, un vecchio rincoglionito e un complottista a cui un verme ha mangiato il cervello.
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Mentre Musk dona ai Repubblicani 180 milioni, anche se nega, e nel parlamento europeo siedono persone “particolari”
In tanto negli USA si vendono proiettili nei distributori automatici insieme al latte, in Russia l’arcobaleno è simbolo degli estremisti LGBT e i bambinin non possono vederlo.