Tomb Raider
L’eroina virtuale più famosa al mondo ritorna sul grande schermo. Sarà riuscito il nuovo film di Tomb Raider a superare i pregiudizi contro le pellicole ispirate dai videogames?
Haitred è un videogame,sviluppato dal team polacco Destructive Creations ,annunciato ieri con un trailer che ha destato molto scalpore.
Il gioco infatti vede protagonista un uomo in cerca di vendetta contro l’intero mondo che se ne va in giro ad uccidere persone innocenti e i poliziotti che tentano di fermarlo. La violenza non è di certo una novità nel medium videoludico ne tanto meno in quello filmico, ma esiste un limite etico che non si può superare e che questi sviluppatori a parer mio hanno sorpassato.
Quello che mi fa più inferocire, che mi da fastidio in un titolo del genere, è la sua totale mancanza di tatto, l’incapacità di trattare la violenza con serietà da un parte o almeno farlo in modo divertente, ironico, insomma in stile splatter dall’altra. Ci sono diversi esempi di violenza sensata, il cui scopo è rendere più realistica la scena e il contesto, come ad esempio (cito per l’ennesima volta) The Last of US, dove la brutalità delle azioni combacia alla perfezione con la narrazione e la maturità del titolo. Lo splatter è invece un caso diverso, l’opposto, qui la violenza viene usata per pure divertimento, incrementando gli schizzi di sangue, puntando sulla spettacolarità per far divertire il pubblico (un esempio è Kill Bill), facendola risultare così finta, stupida, da fare semplicemente ridere. Per entrambi i casi ci vuole comunque un senso logico per giustificare tale sadiche azioni, un storia che abbia un senso, bisogna contestualizzare la violenza.
Questo è appunto il difetto di questo videogioco: non ha nessuna motivazione sensata, non è splatter perché non ne presenta le caratteristiche base, è il modo come viene tratto l’argomento è sadico, insensibile e sostanzialmente ignorante. Non mi importa niente di quanto può essere politicamente scorretto un gioco se ci sono della fondamenta solide, se quella violenza rimane innocente, puramente usata a scopo di intrattenere, ma se come in questo caso non viene contestualizzata, viene abusata per scopi sadici, puri di qualsiasi divertimento, con meccaniche di gioco che non restituiscono nessuno piacere a giocare al titolo, in tal caso non è un genere di violenza che ammetto.
Il fatto sta, che solo a guardare il trailer, porta alle mente le diversi stragi, le violenze, abusi, le notizie orribili che sentiamo ogni giorno riportato nel videogioco senza le giuste precauzioni, la giusta sensibilizzazione, privo di etica morale. Io non posso supportare un videogame il cui unisco scopo è fare strage di innocenti, disarmati, con tanto di mosse finali per finirli in cui le vittime chiedono pietà. Non fa ridere, non dice niente, a dire la verità mi provoca un certo disgusto. Lo stile, la grafica, il gameplay in se sono puntati sull’atto di uccidere, pura e semplice crudeltà, senza nessuno messaggio o dell’ironia, niente.
Adesso si potrebbe obbiettare con un gioco come GTA, dove anche li possiamo fare stragi di civili, peccato che nel titolo di Rockstar lo scopo non è la violenza, quella è insita nel titolo perché deve rappresentare una specchio della realtà, ma è un titolo che vuole dare la massima libertà al giocatore, permettergli di comportarsi da “cattivo ragazzo”. Senza contare che si tratta di un gioco tripla A, con una trama ben realizzata, dei personaggi approfonditi e una spiccato senso ironico all’America e al mondo moderno in generale.
Ognuno è libero di esprimere la propria “arte”, proporre il suo lavoro a gli altri e di certo non sarò io a firmare una petizione per non permettere le vendita di questo gioco anche se sorgono molti dubbi sapendo che il creative director, nonché CEO della società, Jarosław Zieliński è un supporter della Polska Liga Obrony, un movimento razzista e islam fobico.
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