Avatar: la via dall’acqua
Dopo tredici anni di attesa, il secondo capitolo di Avatar è arrivato al cinema. Avatar: la via dell’acqua è solo spettacolo senza cuore?
Guerra fredda. Il conflitto non armato tra USA e l’Unione Sovietica. Un periodo di tensioni, paure nucleari e guerre invisibili combattute con le informazioni. Il ponte delle spie appartiene a questo periodo, un thriller storico basato su un fatto realmente accaduto. Spielberg torna alla carica?
Il ponte delle spie è esattamente ciò che ti aspetteresti da Steven Spielberg: una regia solida ed esperta, con un cast di altrettanto valore e una sceneggiatura che non lascia spazio a errori. Una pellicola raffinata, classica e di alta qualità. Un thriller appagante, ben congegnato, magistrale.
Il problema, più un fatto personale, è una totale mancanza di innovazione. Non sono uscito dalla sala meravigliato o stupefatto, ma con la consapevolezza di aver visto un ottimo film sotto ogni punto di vista. È come comprare un Rolex (sicuramente a molti di voi è capitato): sai ancora prima di comprarlo che è un orologio eccellente perché è fatto con cura, con ingranaggi perfetti e creato da persone che sanno fare il loro lavoro.
Il ponte della spie è l’equivalente cinematografico: un’opera dalla qualità indiscutibile, un perfetto macchinario ben oliato e senza difetti. Un lungometraggio derivato da anni di esperienza che non aspira ad essere diverso ma semplicemente un bel film.
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