Avatar: la via dall’acqua
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Non molto tempo ho rivisto l’originale Mulan del 1998. L’ultima visione risaliva alla fanciullézza quando di cinema ne sapevo ben poco. Ci tenevo, pertanto, a riguardarlo con occhi più maturi.
Il lungometraggio d’animazione della Disney è tutt’ora un grandissimo film capace di commuovere e divertire in una maniera che molte produzioni odierne non riescono a fare.
Oggi ho visto la nuova versione di Mulan. Uno dei tanti ramake (o come preferisco chiamarli io, remastered) in live action dei classici dell’animazione.
A parte Il Re Della Giungla, non ho apprezzato nessuno dei riadattamenti: raccontano una storia che già conosco mettendoci più tempo, con personaggi meno memorabile e una sceneggiatura scritta peggio.
Per questo motivo li ho sempre trovati inutili.
Mulan del 2020 è diverso. Infatti, non solo è inutile ma anche incredibilmente imbecille.
La Mulan del 1998 era una ribelle. Riesce a dimostrare all’intero popolo cinese che non è il sesso di una persona a fare il guerriero ma la determinazione e integrità. Mulan riesce nell’impresa grazie al suo coraggio, lealtà e intelligenza. Questa ultima abilità le permette di trovare soluzioni a problemi in cui la forza bruta non serve a nulla.
Insegna che per essere un eroe non serve essere uomini forzuti.
La Mulan del 2020 è un supereroe.
Non ha bisogno di essere intelligente perché è dotata di un’abilità innaturale che la rende un guerriero imbattibile.
Come direbbe Tony Stark “Tutto quello che hai di speciale è uscito da un’ampolla”. L’ampolla sono gli sceneggiatori che, accecati dalla correttezza e il politicamente corretto, hanno trasformato Mulan in una supereroina.
In questo modo il suo decantato coraggio non esiste: affronta qualsiasi nemico sul campo di battaglia senza alcuna difficoltà (fintanto che hanno paura di lei). Sa padroneggiare perfettamente qualsiasi arma, schivare colpi all’ultimo secondo e la sua mira è perfetta.
Questa importante differenza ha stravolto completamente il significato dell’opera e la figura stessa di Mulan. Non più ribelle contro un mondo di uomini ipocriti ma un’arma vivente che riesce nella sua impresa esclusivamente grazie ai suoi poteri.
La trama è una offesa all’originale, all’intelletto e alla coerenza. La storia è stata modificata per trasformarlo in un action film cinese (quelli dove la gravità è un’opinione), aggiungendo elementi fantasy di nessuna utilità. Se nell’originale la storia scorreva fluida e aveva un senso logico, la versione 2020 è in costante contrasto con se stessa: i personaggi cambiano opinione senza alcuna motivazione, ci sono buchi di trama e forzatura. Scene che dovrebbero essere epiche sono invece fonte di ilarità. Neppure i combattimenti riescono a essere così spettacolari, come nemmeno le musiche, solamente un’ombra delle composizioni di Jerry Goldsmith.
Mulan è un film fastidiosamente stupido infarcito di perbenismo disneyiano. Immaturo, puramente commerciale e, nonostante sia stato scritto e diretto da donne riesce ad essere antifemminista. Distrugge l’importanza storica del personaggio e dimostra, per l’ennesima volta, che queste versioni live action meritano di cessare di esistere.
Se avete dei figli, per carità di Dio, non fategli vedere questa porcata immane (che tra l’altro costa 70 euro di abbonamento Disney Plus e 22 euro extra) ma fategli guardare quel piccolo capolavoro del 1998.
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